Come promesso tempo fa oggi
trattiamo l’argomento “minimal”. Di che cosa si tratta? Come suggerisce il
nome, si tratta di foto con pochissimi elementi al loro interno, ma che spesso
sono portatrici di grandi messaggi emozionali. Il genere è tutt’altro che
facile (a mio parere) perché si appoggia ad uno dei pilastri della composizione
che però, spesso e volentieri, viene automaticamente ignorato ovvero: “Cosa
ESCLUDERE dall’inquadratura”. Solitamente siamo abituati a ragionare scegliendo
cosa mettere nella nostra foto, mentre per questo genere, bisogna procedere con
l’esatto inverso ovvero individuare un soggetto e pensare a questo come isolato
e solitario e da lì partire per comporre. Ovviamente non basta solo scegliere
il soggetto e svuotare l’inquadratura: per portare a casa uno scatto riuscito
bisogna creare la giusta atmosfera attorno al soggetto, altrimenti diventerà
una foto praticamente vuota, con poco spessore. Detta in termini più
filosofici, si tratta di riempire il frame (ricordate la prima regola della
composizione?) con il vuoto assoluto. Un bel casino eh? Si, ammetto che è un
genere che mi affascina parecchio, proprio perché non è facile da eseguire, ma
si può partire da quello che sappiamo fare e procedere per step. Iniziamo a
guardare una scena, scattiamo una foto che ci piace, qualsiasi, anche piena di
elementi, non importa. Osserviamo la foto e vediamo se al suo interno esiste
una foto nella foto per poter isolare
un soggetto o un singolo elemento. Proviamo a pensare a questo soggetto, ad esempio,
immerso nella nebbia o fotografato con un tempo lunghissimo di scatto (vedi
post precedenti) e forse
potremmo aver trovato la chiave per la nostra prima foto minimalista. Qualche
esempio forse aiuta:
Dalle foto si può facilmente
capire che la nebbia aiuta moltissimo perché azzera naturalmente (o quasi) le distrazioni di sfondi e altri
particolari presenti sulla scena, ma non è detto che serva per forza uscire.
Come potete vedere anche gestire la luce in maniera creativa e fotografare il
bordo dei piatti, può avere dei risvolti minimalisti. Il tempo più lungo
applicato allo scatto del pontile, invece, fa vedere come, agire sul tempo di
posa, possa favorire questo genere anche se l’ostacolo più grande resta sempre
la composizione. La foto dell’impronta sulla sabbia ben rappresenta di questa
difficoltà: lo scatto di per se funziona abbastanza, ma non è proprio un
minimal, perché ci sono 2 impronte nel frame e poi, altra cosa da notare, la
sensazione minimalista è meno accentuata dalla presenza del colore che, mi
dispiace dirlo, ma spesso poco si sposa con questo genere in quanto, da solo,
riempie il frame o comunque aggiunge un altro elemento che può distrarre.
Realizzare composizioni minimaliste a colori, che funzionano, è una bella sfida
che può essere di stimolo per tutti, ma non aspettatevi risultati immediati.
Come al solito l’esperienza e l’allenamento dell’occhio sono fondamentali per
cui, se vi piace il genere, cercate il minimal in ogni situazione di scatto, il
tempo vi darà le risposte, abbiate fiducia!
Buona luce, minimalista!
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