Il fascino del Low Key

Della serie "prepariamoci al periodo invernale" ecco qui ancora qualche parola sugli scatti che forse è più facile fare in casa: i low key. Come suggerisce il nome si tratta di fotografie dall'aria un po' cupa, in chiavi basse appunto, dove sono dominanti le ombre con pochi punti illuminati ed dove il messaggio viene veicolato solo con la gestione del contrasto. Molte foto di questo genere sono poi virate in bianco e nero per la grande capacità comunicativa di questo sviluppo e perchè, diciamocelo francamente, in bianco e nero anche le ombre meno scure, diventano tutte belle nere!! Che illuminaizone bisogna utilizzare? Le fonti di luce possono essere le più disparate: una finestra, una lampada da tavolo, una torcia elettrica, un faretto da still life, una candela tea light (si, quelle che compri a pacchi da 100 all'Ikea!!)...ogni cosa che emetta luce va bene per il nostro scopo. La cosa importante è utilizzare 1 sola fonte di luce direzionata in modo deciso verso un punto o una direzione. Non illuminate i soggetti come se doveste contestualizzarli, ricordatevi che si gioca tutto su luci ed ombre. Ecco un esempio:
Questo bocciolo di rosa stava appassendo e l'ho tagliato per buttarlo, ma prima ho voluto "ringraziarlo" per il servizio reso, scattandogli questa foto un po' triste, ma che ben rappresenta l'epilogo di un fiore. La composizione è semplicissima come si può vedere: ho appoggiato il bocciolo al tavolo della cucina, ho piazzato una torcia elettrica (di quelle da 1 euro che si prendono dai cinesi) a sinistra e l'ho puntata da una distanza di 1,5metri (per non avere un fascio di luce troppo forte) direttamente al centro. Ho esposto leggendo la luce in modalità spot su un punto luminoso ed il risultato è stato che tutto il resto della scena è sprofondato nel nero più assoluto. C'è da dire che prima di esporre, ho socchiuso le imposte così da creare ancora più stacco tra la parte illuminata e quella in ombra. Successivamente ho convertito il tutto in bn con un aumento del contrasto e un po' di sharpening per favorire anche il crescere del rumore che nei B/N fa sempre figo. In questo caso ho utilizzato una sensibilità ISO a 1600 per avere già un po' di rumore di partenza così da non doverne aggiungere in maniera digitale e passare meno tempo al pc. Ricordate quando in uno dei primi post si parlava di iso? Il rumore è molto più visibile nelle zone omogenee della foto e se sono in ombra si nota ancora di più: questo può essere usato a nostro vantaggio in una successiva conversione in bianco e nero anche se, ad onor del vero, il noise generato dal sensore è meno raffinato della vecchia grana prodotta dalla pellicola, ma non stiamo a puntualizzare su queste cose ;-).
Tornando alla foto di esempio, con il senno di poi avrei potuto osare anche qualcosa di più in termini di luce dura, avvicinando la torcia al soggetto, ma tutto sommato sono soddisfatto perchè la posizione laterale della fonte di illuminazione ha prodotto ombre diagonali che danno spessore al soggetto. Un esempio (meno fortunato) di low key a colori potrebbe essere questo:
In questo caso ho utilizzato la luce naturale di una finestra e si nota parecchio perchè la luce è molto più diffusa rispetto alla foto in bianco e nero e quindi la realizzazione dell'effetto è stata più complicata. In post produzione, lo ammetto, ho scurito ancora di più la parte a sinistra dei fiori dove era visibile qualche particolare del muro di casa. Questa foto inoltre trasmette molta meno emotività dell'altra (almeno secondo me) e quindi posso dire che è un esperimento fallito per quanto riguarda la tecnica low key. Tutto questo giro di parole per dire semplicemente che nonostante la relativa facilità di preparazione per ottenere effetti low key, non è sempre immediato il messaggio emotivo che si riesce a trasmettere, la difficoltà è proprio in questo! Bisogna usare una composizione pulita e minimale con una gestione della luce appropriata, solo così si trasmetterà emozione!
Provare per credere!
Buona luce!


E se fuori il tempo è brutto...

...ci si dedica alla fotografia in casa! Tra le tante opzioni offerte dalle nostre stanze, di cui la cucina sicuramente è l'incontrastata regina, ci può essere anche quella di riprendere i singoli oggetti in situazioni di "luce controllata" tramite diffusori e faretti. Si, lo so che è un tipo di fotografia che ti mette poco a contatto con la natura e le persone, ma se fuori ci sono 3 gradi e piove a dirotto, forse non è male come alternativa. Ultimamente mi sono fatto tentare da questo prodotto:
Vi dico subito che il costo è di 29 euro. Esatto, solo 29 euro. Inizialmente avevo pensato di costruirmelo da me un tavolo per still life, ma visto il costo ho optato per questa soluzione. Pratcamente si tratta di una valigetta con 3 tasche davanti: una volta aperta le 3 pareti bianche formano il cubo che sarà anche il diffusore della luce prodotta dai faretti in dotazione. Gli sfondi a disposizione sono 4 (nero, blu, rosso e bianco) ed il cavallettino supplementare viene buono per un eventuale altra fonte di luce fissa o per un flash (visto che reggerà 20 grammi di peso al massimo evitate di piazzarci sopra la vostra reflex....). Il kit completo da richiuso occupa praticamente zero spazio; da aperto è comunque molto compatto e permette massima libertà nello spostamento dei faretti e quindi nell'intensità della luce prodotta. Ho avuto occasione di testare il tutto durante questo week end e devo dire che mi sono proprio divertito anche se lo still life non è che mi esalti come tipo di fotografia. La cosa da sottolineare è che il cubo diffusore si può usare anche in luce naturale, produce meno ombre e permette di sfruttare le finestre e gli abbaini (per chi ha la mansarda...) come luce che arriva dall'alto: non è cosa da poco! Questo week end mi sono dedicato alle matite colorate:



Ovviamente ho utilizzato il 90mm macro e mi sono pure divertito con la profondità di campo. Come potete vedere la luce risulta uniforme e le ombre ridotte al minimo sindacale. Ho utilizzato entrambi i faretti posizionati ai due lati del cubo leggermente rivolti verso il fondo dello stesso, in diagonale in pratica. Sicuramente c'è di che divertirsi! La post produzione per queste foto è praticamente inesistente ovvero ho utilizzato Capture Nx2 come programma (che con le Nikon va come un treno!!) e aumentato il contrasto (15 di 100) e lo sharpening (5 di 10) e niente più.
Provare per credere! Buona luce!

Osserva che la luce ti assiste...

Questa volta partiamo subito con la foto e poi "paraliamo" :
Mi è stato chiesto come ho fatto a creare la parte totalmente nera in basso a sinistra e la mia risposta è stata "luce". Il titolo del post la dice lunga ed è una cosa che predico sempre e continuamente: osservare prima di scattare. L'altro giorno mi trovavo sul terrazzo a fare qualche prova di messa a fuoco del mio Tamron 90mm f2.8 macro che ultimamente sto usando pochino. Volevo capire se aveva realmente dei problemi di back focus e quindi mi sono messo a provare a mano libera. Ad un certo punto ho visto filtrare la luce attraverso le tende: una lama che illuminava un contenitore pieno di sabbia e mi sono detto: "Questa crea ombre eccezionali". Ho preso una conchiglietta (sarà stata tipo 1 cm di lunghezza non di più) e l'ho piazzata al centro del fascio di luce, ho esposto con la lettura SPOT sulla conchiglia illuminata ed ho scattato. Il risultato è quello che vedete qua sopra. Ovviamente ho convertito il tutto in BN aumentando il contrasto, ma gli effetti di chiaro/scuro sono dovuti semplicemente al fatto che, leggendo la luce in un punto molto luminoso, tutto il resto tende a scurirsi. In basso a sinistra il contenitore era completamente in ombra e quindi è venuto nero. La foto si intitola "shell on moon" perchè dopo la conversione mi sembrava di vedere una conchiglia sulla superficie della Luna, vicino al lato in ombra. A parte questo scatto che ovviamente può piacere come no, il messaggio che deve arrivare è sempre lo stesso: osservate tutto e se c'è luce strana sicuramente una fotografia è in agguato che vi aspetta. Non abbiate paura di usare la lettura SPOT che è l'unica lettura veramente creativa a vostra disposizione.
Buona luce!

Noise, gioie e dolori

Sicuramente conoscere il significato fotografico del termine noise, ma riassumiamolo velocemente: si tratta del rumore elettronico che si deposita sulle immagini per via dell'attività elettrica dei fotodiodi presenti sul sensore delle macchine fotografiche digitali. Senza perderci in tecnicismi insulsi, sappiate che si manifesta sotto forma di sfrangiature e perdita di dettagli fini (noise di luminanza) o con la comparsa di puntini colorati in giro per l'inquadratura, soprattutto nelle zone scure (noise di crominanza). Va sottolineato anche che il noise è tanto più visibile quanto più si alza la sensibilità del sensore (la cosiddetta ISO). Quindi bisogna sempre scattare alla iso più bassa? Tendenzialmente si, nel senso di cercare di mantere il livello più basso possibile a seconda delle condizioni di scatto: ovvio che se alle 2 di notte voglio scattare a 1/100sec senza flash, non potrò prescidere dall'utilizzo di una iso elevata. Le fotocamere, specie quelle recenti, propongono livelli di iso elevatissimi (25.600 e più...), ma effettivamente come escono le foto? Senza nulla togliere agli sforzi dei produttori che tentano di migliorare sempre i sensori e gli algoritmi di gestione del rumore, una iso di 25.600 difficilmente produrrà immagini utilizzabili, la usi per provare la composizione negli scatti notturni o per prenderti un appunto digitale su qualche luogo o qualche scena che vorresti riprendere in diverse condizioni di luce. Personalmente ricordo quando già le pellicole a 1600 asa erano viste come l'ultima risorsa per realizzare ritratti da matrimonio dentro la chiesa, ma senza fare troppo il nostalgico, diciamo che attualmente sulle reflex una sensibilità intorno a 3200 iso è ancora utilizzabile senza troppo penare, mentre a 1600 si ha a disposizione uno scatto quasi pulito. Ma la mania del rumore da dove nasce? Facciamo un passo indietro: la pellicola a 1600 asa non è che fosse nitida e perfetta come la 100, aveva la grana tipica di quelle sensibilità, per cui il "noise" c'era anche a quei tempi, solo che solitamente veniva sfruttato per le stampe in bianco e nero ed era pure molto gradevole da vedere. E quindi perchè al tempo della pellicola nessuno si preoccupava di questo aspetto? Semplicissimo: perchè non c'era l'abitudine di andare a guardare la foto con la lente di ingrandimento al 200%. Eh si, siamo tutti digitalizzati ormai e la vita di una fotografia è invertita rispetto a quella di una foto analogica: una volta scattavi, stampavi per forza e le foto che ti piacevano le incorniciavi; oggi scatti, scegli, smanetti una settimana e se per caso la foto ti piace la stampi quindi il massimo riconoscimento che possiamo dare ad una nostra opera è quello di vederla stampata, cosa che invece prima era normale. In questo contesto, una volta che abbiamo la foto sul pc e la guardiamo, la prima cosa che quasi tutti fanno è prendere quella caXXo di icona a forma di lente di ingrandimento ed andare a guardare se il particolare è stranitido e se, al 200% si vede il noise perchè in quel caso la disperazione prende il sopravvento e ci sentiamo dei perfetti falliti supportati da attrezzatura inadeguata. Sognando la full frame professionale da 7.000 euro, cestiniamo la foto e passiamo alla prossima. MALE, molto male! La valutazione del noise non va fatta con la lente di ingrandimento digitale, ma va controllata sulla carta, fisica intendo: stampando la foto!! Solo così ci rendiamo conto del livello di rumore della nostra macchina. Faccio un esempio:
Questo scatto è stato elaborato aumentando il contrasto, il dettaglio delle ombre ecc ecc senza passare alcun filtro denoiser e, soprattutto, è stato scattato a iso 3200 con una Nikon D7000 ed obiettivo 70-300 Tamron SP, quindi niente di super professionale o di costosissimo. Ho stampato questa foto in misura 10x15, 13x18 e A4 senza che ci fosse alcun problema di rumore. Tutto questo non ha lo scopo di farvi girare con la macchina settata a 3200 iso o per farvi disinstallare i vari noise ninja o neat image dal vostro pc, semplicemente voglio darvi qualche suggerimento per fare dei test con le vostre attrezzature e vedere quando il rumore inizia a diventare fastidioso nelle stampe che fate normalmente. E' ovvio che se la foto è destinata al web, una passata di denoiser non può certo fargli male, ma tenete sempre conto che le fotografie sono fatte, in teoria, per essere messe su carta....che, tra l'altro, non soffre dei problemi tipici degli hard disk che si guastano..........e scusate se è poco!
Buona luce............e stampa!

Effetti di post produzione

Come avevo anticipato, parliamo ancora di post produzione così aggiungiamo qualcosa su cui riflettere al già nutrito mondo di smanettoni photoshoppari. Come ho già premesso, non mi metterò ad indicare valori o codici da inserire, ma descriverò semplicemente l'effetto così da stimolare eventualmente la ricerca per capire come è stato ottenuto: tenete conto che Internet è pieno di "si fa così" e "si fa colà" e quindi non mi ci metto anche io, una ricerca con il nome dell'effetto e troverete tutto quello che viserve. Oggi vi dico due parole sul bleach bypass, un effetto che va tanto di moda (come l'acqua lisciata al tramonto vista dalla scogliera.....) e che tra un po' passerà nel dimenticatoio, come tutte le cose modaliole. Avete presente il film "300" o la serie tv "Band of brothers"? Ecco parlo di quell'effetto lì dove c'è una definizione quasi artificiosa ed i colori sono un po' surreali, con una bella vignettatura decisa per concentrare l'attenzione. Il bleach nasce come errore nello sviluppo analogico ovvero quando bisognava passare lo sbiancante per dare corpo alla foto, ci si è dimenticati di farlo ed il risultato è stato una foto dai colori spenti e surreali. Vediamo subito un esempio:
Foto originale (salvata direttamente dal file raw senza alcuna modifica):
E questa è la foto con lo sviluppo in bleach bypass:
Direi che le differenze sono notevoli, ma vediamo un altro esempio prima di parlare di come si ottiene questo effetto in digitale:
Foto originale (salvata direttamente dal file raw senza alcuna modifica):
E questa è la foto sviluppata in bleach:
Anche qui l'impatto è nettamente diverso. Tralasciamo ogni cosa relativa a composizione o correzioni (la prima è storta e questa ha una parte sopra che è da ritagliare) che non sono oggetto di questo post e concentriamoci solo sull'effetto. Come potete notare c'è un aumento del contrasto associato ad uno schiarimento delle ombre (con PS è possibile fare entrambe le cose con le regolazioni elementari messe a disposizione, senza necessità di chissà quali salti mortali). Inoltre è evidente una desaturazione generale che ovviamente contribuisce a dare quell'effetto cinematografico stile "post guerra nucleare". Per desaturare esiste una funzione diretta in PS così come in qualsiasi altro programma di fotoritocco. La vignettatura invece l'ho aggiunta utilizzando il filtro per correggere la lente che teoricamente dovrebbe aiutare a togliere questo difetto ottico ed invece viene usato per aumentarlo. La cosa divertente della post produzione (divertente in senso ironico....) è che ti ritrovi a smanettare per inserire, ad esempio, una vignettatura: peccato che quando cerchi di comprare un obiettivo nuovo e provi ad informarti, vedi che tutto l'universo sta attento al fatto che non generi vignettatura perchè è un difetto TREMENDO. Mah, questo digitale spinto resterà sempre un mistero per me. E' chiaro che guardando la foto originale della leonessa la prima impressione è che sia piatta da morire (ed è anche normale quando si scatta in formato raw), ma, per quanto tu possa essere impressionato dal dettaglio e dall'effetto ottenuto con il bleach, dopo averne viste una ventina ti sapranno tutte di "stesso brodo" ecco perchè ritengo che gli sviluppi e gli effetti così evidenti siano da usare con molta cautela e moderazione. Molto meglio cercare di ottenere impatto al momento dello scatto, fermo restando che il formato raw necessiterà comunque di un minimo di post produzione. Quindi niente ore davanti al pc e buona luce.