Nostalgia canaglia



Post un po’ nostalgico e meno tecnico. Mi è stata inviata questa immagine che mi ha fatto scoppiare a ridere da solo:
Riflettendoci bene però, la cosa è più profonda di quello che sembra ed anche se l’argomento è stato dibattuto fino alla noia, non sono riuscito a sottrarmi ad una riflessione personale. Non ho mai nascosto la mia nostalgia per la pellicola, forse solo perché utilizzo una Aps-C e sogno la gamma dinamica che permetteva il vecchio rullino (magari il giorno che passerò ad una Full Frame, cambierò idea, chissà…), ma la mia nostalgia è anche un po’ legata all’approccio: oggi la priorità è la velocità in tutto quanto ed il digitale ben supporta questa esigenza. Pochi euro ed hai spazio per migliaia di fotografie, per cui sei velatamente (ma neanche troppo…) invitato a massacrare il tuo otturatore e ad alimentare l’enorme quantità di fuffa fotografica che ogni giorno invade i nostri schermi. Già, i nostri schermi, perché una volta, il filtro naturale della stampa e degli album da due soldi che ti regalavano al ritiro, impediva di riversare tutte le tue opere (o presunte tali) davanti agli occhi di mezzo mondo. Per mostrare le foto dovevi romperti un po’ le balle: chiamare le persone, SCEGLIERE quelle da mostrare o, al massimo, organizzare una serata in compagnia. Tutto questo con due conseguenze: una selezione più o meno spietata degli scatti già prima di aprire l’otturatore (visti i costi…) ed una condanna per quegli amici che accettavano di venire a subirsi 4 ore di diapositive (o album…) del tuo ultimo viaggio. Entrambe le cose ovviamente DIPENDEVANO direttamente da noi: potevi scegliere di scattare come un assassino (e te ne sobbarcavi il costo della relativa stampa o sviluppo diapositiva…) e potevi scegliere, eventualmente anche dopo aver scattato come un assassino, di selezionare le (poche) foto buone da far vedere agli amici senza costringerli ad un pippone infinito. Ora invece, che cosa possiamo scegliere? Le stesse cose direte voi. Certo: possiamo scegliere di scattare foto pensando a quello che stiamo facendo e possiamo fare una successiva selezione per mostrare la nostra sequenza con le sole pose ben riuscite ed interessanti. Ma chi lo fa veramente? Chi ha interesse a risparmiare spazio? Io di sicuro si, ma non sono così convinto che la cosa sia diffusa visti i numeri che girano. Si parla di miliardi di immagini al giorno solo su Instagram, forse il concetto di selezione non è così elementare come sembra. Non sto demonizzando il digitale o dicendo che bisogna smetterla di caricare sul web ogni boiata che esce dalle nostre reflex/mirrorless/smartphone e tablet, figuriamoci. Vorrei solo stimolare a riflettere sull’argomento per 2 minuti, non chiedo di più. In una macchina fotografica si ricerca la connessione wifi e la possibiltà di condividere le foto all’istante sul social del momento….personalmente continuo a ricercare un otturatore robusto, un modulo af decente, insomma cavolate del genere. Ovviamente è solo una mia opinione personale, quindi discutibilissima e non sentitevi offesi in alcun modo, per me il mondo può fare tutto ciò che vuole e fino a che ci saranno tante persone che mettono i vari “Like” o “Mi piace” del caso su ogni boiata che finisce in rete, beh, non sarò certo io ad ostacolare questa moda, ma continuerò a pensare (e a dire….) che secondo me andrebbe rivisto un po’ l’approccio.

Buona luce zen di riflessione.

Meno...è bello


Come promesso tempo fa oggi trattiamo l’argomento “minimal”. Di che cosa si tratta? Come suggerisce il nome, si tratta di foto con pochissimi elementi al loro interno, ma che spesso sono portatrici di grandi messaggi emozionali. Il genere è tutt’altro che facile (a mio parere) perché si appoggia ad uno dei pilastri della composizione che però, spesso e volentieri, viene automaticamente ignorato ovvero: “Cosa ESCLUDERE dall’inquadratura”. Solitamente siamo abituati a ragionare scegliendo cosa mettere nella nostra foto, mentre per questo genere, bisogna procedere con l’esatto inverso ovvero individuare un soggetto e pensare a questo come isolato e solitario e da lì partire per comporre. Ovviamente non basta solo scegliere il soggetto e svuotare l’inquadratura: per portare a casa uno scatto riuscito bisogna creare la giusta atmosfera attorno al soggetto, altrimenti diventerà una foto praticamente vuota, con poco spessore. Detta in termini più filosofici, si tratta di riempire il frame (ricordate la prima regola della composizione?) con il vuoto assoluto. Un bel casino eh? Si, ammetto che è un genere che mi affascina parecchio, proprio perché non è facile da eseguire, ma si può partire da quello che sappiamo fare e procedere per step. Iniziamo a guardare una scena, scattiamo una foto che ci piace, qualsiasi, anche piena di elementi, non importa. Osserviamo la foto e vediamo se al suo interno esiste una foto nella foto per poter isolare un soggetto o un singolo elemento. Proviamo a pensare a questo soggetto, ad esempio, immerso nella nebbia o fotografato con un tempo lunghissimo di scatto (vedi post precedenti) e forse potremmo aver trovato la chiave per la nostra prima foto minimalista. Qualche esempio forse aiuta:





Dalle foto si può facilmente capire che la nebbia aiuta moltissimo perché azzera naturalmente  (o quasi) le distrazioni di sfondi e altri particolari presenti sulla scena, ma non è detto che serva per forza uscire. Come potete vedere anche gestire la luce in maniera creativa e fotografare il bordo dei piatti, può avere dei risvolti minimalisti. Il tempo più lungo applicato allo scatto del pontile, invece, fa vedere come, agire sul tempo di posa, possa favorire questo genere anche se l’ostacolo più grande resta sempre la composizione. La foto dell’impronta sulla sabbia ben rappresenta di questa difficoltà: lo scatto di per se funziona abbastanza, ma non è proprio un minimal, perché ci sono 2 impronte nel frame e poi, altra cosa da notare, la sensazione minimalista è meno accentuata dalla presenza del colore che, mi dispiace dirlo, ma spesso poco si sposa con questo genere in quanto, da solo, riempie il frame o comunque aggiunge un altro elemento che può distrarre. Realizzare composizioni minimaliste a colori, che funzionano, è una bella sfida che può essere di stimolo per tutti, ma non aspettatevi risultati immediati. Come al solito l’esperienza e l’allenamento dell’occhio sono fondamentali per cui, se vi piace il genere, cercate il minimal in ogni situazione di scatto, il tempo vi darà le risposte, abbiate fiducia!
Buona luce, minimalista!

Ferie & Fotografia: viaggio alle isole Azzorre

Per la serie viaggi e stra-viaggi, oggi non parlo di tecnica fotografica, ma di posti da fotografare. Non proprio dietro casa, ma è uno spunto in più per una vacanza. Quest’anno è toccato a Lisbona & Isole Azzorre. Nello specifico l’isola azzorriana (si dice così?) visitata è stata la maggiore ovvero Sao Miguel. Di Lisbona si trova di tutto in giro per la rete, per cui vi risparmio la parte noiosa e riassumo il tutto in pochissimi punti (ovviamente si tratta di opinioni personali assolutamente discutibili, ci mancherebbe):

PRO:
  • Città vivibilissima e poco caotica rispetto ad altre capitali europee
  • Mezzi pubblici che vanno benissimo, puntuali e non troppo costosi
  • Prezzi ottimi. Un esempio per tutti: un caffè in centro lo paghi 80 centesimi e non dico altro
  • Clima meraviglioso: anche con 35 gradi, c’è sempre venticello e pochissima umidità

CONTRO:
  • Troppi spacciatori che ti vogliono vendere ogni genere di droga, anche in pieno giorno
  • Effettivamente, se togli ogni tipo museo, non c’è proprio tantissimo da vedere quindi forse 7 giorni solo a Lisbona sono un po’ troppi
Per quanto riguarda le isole Azzorre invece, in rete c’è molto meno materiale: non sono proprio una meta tipica per gli italiani (in albergo mi dicevano che in un anno ci saranno stati si è no 10 visitatori dal Bel Paese). Sono isole con una loro economia indipendente e che non hanno assolutamente bisogno dei turisti per mantenersi e questo, sempre a mio parere, è un grande pregio perché ti senti veramente libero di fare ogni cosa, senza che qualcuno ti faccia fare il giro prefissato o ti dia suggerimenti che ti portano a questo o quel negozio per venderti qualcosa. Sono isole naturalistiche, con massiccia presenza vulcanica e con una costa frastagliata piena di piscine naturali di acqua oceanica (ovviamente gratuite) che sono, già di per se, uno spettacolo da non perdere. L’isola offre diversi centri alimentati da acqua termale vulcanica, a prezzi assolutamente ridicoli, che permettono un contatto diretto con la loro risorsa più grande: la geotermia. Per strada non è raro incontrare “buchi fumanti” (che loro chiamano caldeiras) con acqua che sgorga a temperature piuttosto alte, per cui occhio a metterci le mani! Il mare, beh, parliamo dell’oceano Atlantico e quindi neanche lo commento, ma scordatevi il gelo delle Canarie, l’acqua è a temperatura da corrente del golfo e già a maggio non era insopportabile. Il clima è molto umido e ventilato ed anche se la temperatura supera raramente i 26 gradi, non rimpiangerete i 35 di Lisbona, anzi! Sono frequenti le precipitazioni anche se il tempo non si chiude mai e a tale proposito vorrei spezzare un’altra lancia a favore di questa isola: avendo visto anche l’Irlanda, vi posso assicurare che a Sao Miguel, le nuvole corrono molto di più, ma veramente tanto di più, alla faccia della canzone della Mannoia. Se volete scatenarvi con le foto a tempo lungo, questo è il posto che fa per voi!! Il cibo è ottimo, soprattutto se optate per il pesce e ricordatevi di fare l’uscita a caccia (fotografica!!!) di balene, ma PREMUNITEVI di ogni cosa possibile per evitare il mal di mare! Le onde oceaniche sono lunghe, molto alte e tenuto conto che il battello viene spesso lasciato in “folle” per osservare le balene, potete immaginarvi cosa vi succede dopo 20 minuti che usate il teleobiettivo. Nel giro che ho fatto io, siamo stati male TUTTI tranne i membri dell’equipaggio, un massacro! Oltre a mare e paesaggi, l’isola offre anche delle cittadine interessanti in cui passeggiare con la macchina fotografica al collo: si va dalla capitale, Ponta Delgada, alle altre città come Ribeira Grande, Nordeste, Furnas e Vilafranca do Campo che vi consiglio assolutamente di visitare, anche solo di passaggio. Ah, una buona notizia per noi italiani notoriamente amanti delle lingue estere: da quelle parti parlano un inglese terrificante, per cui anche solo con la formazione scolastica di base, vi troverete benissimo a dialogare….ammesso che il vostro interlocutore “parli” inglese ovviamente! Sostanzialmente i locali temono parecchio il turismo di massa perché lo associano ad un possibile degrado di quella che, attualmente, è un’isola felice (nel vero senso della parola). Francamente, non posso dargli torto: sono stati dei giorni meravigliosi, a contatto con la natura più pura e con una realtà che, ad essere del tutto onesto, ogni tanto invidio parecchio. Per le foto (alcune), potete andare qui: https://www.flickr.com/photos/ivano74_ve/ dove ci sono anche quelle di Lisbona.
Buona luce, in vacanza!

Tempo lungo - parte 2

Come promesso, riprendo l’argomento “tempo lungo” per portare altri esempi ed una riflessione personale che spero possa dare spunto anche a chi legge, per la classica chiacchiera da bar. Gli esempi che riporto in questo post sono mirati ad avere specifici effetti creati dal tempo di scatto rallentato. Inizio con l’effetto fluido tipico dei paesaggi marini:

Per proseguire con l’effetto di immagine senza tempo che si ottiene allungando il più possibile il tempo di scatto. A dirla tutta, il concetto di senza tempo si esprime meglio con una foto minimal (altro argomento che tratterò prossimamente), escludendo il più possibile sfondi presenti e distrazioni, cosa che nella foto qui sotto non è proprio azzeccatissima, ma a me basta far passare il concetto:
Si può anche giocare sull’effetto freschezza che si ottiene con un tempo lungo, ma non tale da cancellare ogni movimento delle onde e che assolutamente richiede il colore e non il bianco e nero. In questo caso, oltre alla foto scattata, c’è da mettere in conto un po’ di post produzione per accendere i toni azzurri del mare e fonderli bene con il bianco delle onde per ricreare l’effetto di spruzzata rinfrescante:
L’ultimo effetto che mi viene in mente riguardando i miei ultimi scatti è quello di gestione del movimento di un soggetto che forse è l’applicazione meno frequente quando si utilizza un filtro da 10 stop. Solitamente, lo si vede applicato alle foto dei monumenti cittadini in modo che la marea di persone che ti passano davanti durante lo scatto, vengano cancellate dall’esposizione prolungata (si sa che più il tempo è lento e meno viene registrato un soggetto in movimento che attraversa la scena), ma secondo me è divertente anche per le foto paesaggistiche, dove si vuole inserire un elemento che stacchi. Io ho fatto camminare la modella più e più volte all’interno dell’inquadratura, a velocità variabili per vedere quale fosse la migliore. Alla fine ho scelto questa:
Portati gli esempi (ho lasciato i metadati, per cui potete vedere le impostazioni di tempo e diaframma di ogni scatto per regolarvi sull’effetto) veniamo alla riflessione personale: purtroppo il tempo lungo è diventato una sorta di moda, come molti effetti legati alla fotografia (mi viene in mente il bleach bypass che diventa un must soprattutto in concomitanza con l’uscita di qualche bel film di guerra, riempito da questo effetto) e come tale passa, lasciando dietro di se la rete inondata di paesaggi marini al tramonto con acqua fluida ecc. Nel mio piccolo, ho cercato di scattare ad orari assolutamente distanti dall’ora dorata, proprio per forzare l’effetto e non ricreare le solite atmosfere. Per carità, è vero che la luce del tramonto o dell’alba ha sempre il suo bel perché, ma ogni tanto mi piace andare anche controcorrente. La riflessione è tutta qui: ritengo che la fotografia sia personale e quindi, per quanto le mode possano influenzarci, cerchiamo di scattare foto per noi e non per il “like” su Instagram. Ricordiamoci: prima di tutto la foto deve piacere a noi che la scattiamo, tutto il resto viene dopo! Anche se tutti si affannano a postare le foto che vanno di moda, pensiamo a ciò che ci piace e ricordiamoci che, in mezzo a tanti, ci sono anche dei palati fini, che sanno osservare lo scatto al di fuori dell’influenza modaiola e che possono premiare il vostro sforzo anche se in totale contro tendenza. Personalmente preferisco 1 “like” di una persona che sa quello che dice, piuttosto che 100 di persone che scattano foto solo col telefono (con tutto il rispetto ovviamente….). In due parole? Abbiate coraggio dei vostri pensieri fotografici.
Buona luce, controcorrente!